I fast food hanno invaso l'Africa: è allarme obesità

Per l'ennesima volta l'Africa ci regala una brutta sorpresa, ma stavolta a colpirci non sono i bambini denutriti e le carestie, ma bensì l'esatto contrario.

Per l'ennesima volta l'Africa ci regala una brutta sorpresa dal punto di vista dell'alimentazione, ma stavolta a colpirci non sono i bambini denutriti e le carestie, ma bensì l'esatto contrario. Sotto i riflettori infatti è il Ghana, dove sono state scoperte ingenti riserve di petrolio.

Questa hanno portato sotto un certo punto di vista molti benefici per la popolazione che ha visto salire il reddito medio e molta gente si è spostata dalle campagne fino alla capitale Accra. La città nel frattempo si è trasformata in una moderna metropoli in rapida crescita, piena di nuovi centri commerciali e soprattutto di fast food.

La crescita del junk food

Per tante questioni culturali, KFC si è imposta come la catena straniera più presente nel continente, visto che già in Sudafrica vanta più di 850 punti ristoro ed ha avuto una crescita esponenziale in altri paesi come Tanzania, Angola, Uganda, Kenya e Nigeria. La presenza dei suoi fastfood, secondo un reportage del New York Times, starebbe incidendo in maniera gravissima sulla salute dei ghanesi.

Secondo le statistiche casi di obesità sono aumentati dal dagli anni ‘80 ad oggi del 650%, insieme a un incremento di problemi cardiovascolari legati alla massiccia presenza di alimenti poco sani come la pizza, il pollo fritto e le patatine.

Attualmente in Ghana più di un decimo dell'intera popolazione è soggetta ad obesità, secondo quanto riportato dall’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’univeristà di Washignton.

La correlazione fra l'obesità e i fast food è oggetto di studio da tempo, ma visto che il fenomeno in Ghana è recente, sono in molti quelli che ritengono che si possa considerare un ottimo caso per confermare la correlazione tra le abitudini alimentari e l'obesità.

Ad allarmare non è soltanto l'aumento di peso, ma anche fatto che lo stato non possiede le risorse per poter affrontare una crisi. Le strutture ospedaliere non sono all'altezza di gestire il problema e i farmaci hanno un costo estremamente elevato, che è fuori portata per la maggior parte dei pazienti. Alta pressione e diabete possono diventare epidemiche, senza che ci si possa fare sostanzialmente nulla.

L’incidenza culturale del cibo

Ad affiancarsi al problema, c'è anche il balzo in avanti dell'economia del paese, che per lungo periodo è stato tormentato dalla fame. C’è un rischio che gli abitanti vedano l'incremento di peso come una conseguenza positiva della crescita dei salari, come è successo nei occidentali nel secondo dopoguerra.

La strategia commerciale di KFC è quella tipica di un'impresa che ha intenzione di imporsi su un mercato. La materia prima è di importazione dal Brasile, perché gli standard locali per gli allevamenti non sono compatibili con quelli della catena. L'acqua potabile ha un flusso discontinuo e molto spesso i negozi vanno avanti con i generatori. Eppure le entrate di KFC sono sempre in crescita e i prezzi bassi, per attirare più clienti.

Per molti ghanesi mangiare al fast food, significa allontanarsi dalle tradizioni alimentari locali, che vengono viste come retrograde e provinciali. Si tratta di un avvicinamento all'occidente con i suoi standard ed una fuga dal vecchio modo di vivere, che per loro è alcun segno di miseria.

Addirittura in molti si rifiutano di mangiare il cibo tradizionale ghanese nei ristoranti, per non apparire troppo retrogradi. Sono i genitori che portano i ragazzi, che sono quelli più a rischio obesità, nei fast food perché è uno status symbol poterselo permettere.

Una situazione a rischio

Molti enti si stanno impegnando attivamente per cercare di invertire la tendenza e di ricreare una cultura alimentare che parta dai villaggi, per chiarire alle nuove generazioni che quello che loro ritengono essere uno status symbol in realtà è un'illusione, che può costare molto caro dal punto di vista della salute.

Soprattutto il vero lusso è scegliere cibo di qualità, prodotto localmente e ben controllato, perché alimenta l’economia e favorisce la salute, mantenendo al tempo stesso la coesione sociale, che è sempre messa a dura prova.

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