Al fine di ridurre gli sprechi di cibo, l’Unione Europea ha deciso di introdurre una nuova informazione sulle etichette.
Al fine di allungare il ciclo di vita dei prodotti alimentari, riducendo di fatto gli sprechi di cibo, l’Unione Europea ha deciso di introdurre una nuova informazione sulle etichette.
Oltre alla data, potrebbe essere presto introdotta una nuova dicitura, come ad esempio "Spesso, buono oltre il ..." che andrebbe a rimpiazzare l'indicazione "Da consumarsi preferibilmente entro il …".
Il motivo di questa decisione è molto semplice: il più delle volte, il consumo in ritardo degli alimenti non deperibili non è pericoloso.
Attualmente, si tratta solo di una bozza facente parte di un atto delegato sul quale gli Stati membri continuano a discutere già da un po' di tempo.
Ogni anno, purtroppo, vengono sprecate oltre 57 milioni di tonnellate di cibo.
Questo vuol dire che ogni abitante produce in media circa 127 chili annui di rifiuti alimentari annui. Oggettivamente troppi. Considerando anche che ben 130 miliardi di euro vengono dilapidati in questo modo, urge modificare il proprio stile di vita.
A Bruxelles, si era già ampiamente discusso della tematica inerente all’avvento di una nuova etichetta sugli alimenti per posticipare la data di scadenza.
Nel 2020, infatti, la strategia Farm to Fork evidenziava come migliorare la comprensione della data di scadenza mediante una nuova etichetta, in grado di incidere positivamente sul processo di consumo dei cibi da parte di chi, ad esempio, acquista nei supermercati prodotti freschi.
Secondo Paolo De Castro, eurodeputato del PD, scorporare la data di scadenza, però, non sarà un processo così rapido come si crede.
In occasione della convention annuale dell’Associazione Europea del comparto lattiero-caseario, il politico ha spiegato quanto siano importanti per i consumatori gli avvisi salutistici sui cibi e l’etichetta nutrizionale fronte-pacco.
Quest’ultima è stata valutata in modo molto positivo anche da Coldiretti. La dicitura "Spesso, buono oltre il ..." consentirebbe ai consumatori di avere presente una soglia temporale di garanzia circa il mantenimento dei tratti distintivi degli alimenti che vengono serviti a tavola.
Secondo quanto sostiene la professoressa di Igiene dell'Università Cattolica di Roma, Patrizia Laurenti, pochi conoscono la differenza effettiva che intercorre tra il termine minimo di conservazione e data di scadenza tassativa.
Se in quest'ultimo caso, l'alimento non andrebbe mai consumato, perché scaduto e nocivo per la salute delle persone più fragili, nel primo caso, invece, il consumo oltre il limite riportato in confezione non esporrebbe i consumatori a rischi evidenti.
A risentirne, infatti, sarebbero solamente la croccantezza e la friabilità dei cibi acquistati.
Con ogni probabilità, questa nuova avvertenza è destinata a essere solo il primo step per contrastare con successo gli sprechi alimentari.
A partire dall’estate, infatti, gli Stati membri dell’Unione Europea dovrebbero proseguire con le discussioni attinenti alla direttiva rifiuti. L’impegno di tagliare gli sprechi alimentari di 50 punti percentuali è di certo ambizioso. Raggiungerlo sarà di sicuro particolarmente sfidante.
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