Gli strozzapreti sono un formato di pasta fresca realizzato solo con acqua e farina. Perché vengono chiamati in questo modo? Scopriamolo nell'articolo.
Tipici dell'Italia Centrale e della Romagna, gli strozzapreti sono una varietà di pasta fresca ottenuta mescolando acqua, sale e farina.
Da accompagnare con della salsa di pomodoro e un'abbondante spolverizzata di parmigiano grattugiato, danno il meglio di sè con un ricco ragù di carne oppure di pesce.
Popolari già nel Cinquecento, gli strozzapreti erano il piatto delle feste e delle occasioni importanti per eccellenza.
Il formato di pasta grossa attorcigliata su se stessa e annodata al centro è stato più volte citato nei sonetti romaneschi di Giuseppe Gioachino Belli.
Particolarmente interessante è il sonetto "La scampaggnata" in cui il poeta tesse le lodi di un prete che mangia in modo famelico questi "cannelletti di pasta prosciugata, lunghi un pollice" conditi con parmigiano grattugiato, burro, pepe nero e arricchiti con un sugo di stufato di carne, il "zughillo napoletano".
Ma perché gli strozzapreti si chiamano così? In che misura gli uomini di Chiesa e il loro povero collo sono coinvolti?
Le teorie in merito sono diverse, scopriamone alcune tra le più attendibili.
Gli strozzapreti sono una varietà di pasta fatta in casa tipica dell'Emilia Romagna, ma nota anche in altre parti d'Italia come l'Umbria, la Toscana, il Lazio, l'Abruzzo e il Trentino Alto Adige.
Protagonisti di feste di paese e di sagre, non richiedono l'uso di uova e pertanto non sono semplicissimi da lavorare.
Le lunghe striscioline di pasta vengono arrotolate come un maccherone, attorcigliate e annodate al centro.
Per la loro grandezza e la caratteristica forma non sono facili da inghiottire, ma al pari dei loro "cugini" riescono a catturare e a trattenere perfettamente il condimento.
Sulle origini del nome esistono diverse teorie.
Gli strozzapreti non sono ovviamente un piatto anticlericale, ma per via delle dimensioni importanti e del condimento ricco risultavano difficili da ingoiare anche per i preti, notoriamente considerati delle buone forchette.
Un'altra tesi si rifà a un'antica tradizione secondo cui le donne romagnole preparavano gli strozzapreti per offrirli agli uomini di Chiesa del paese, mentre i mariti erano costretti a mangiare la solita minestra.
Ricordiamo che, da un punto di vista storico, il clero riceveva in dono un omaggio commestibile tra cui i migliori tagli di carne, frutta, verdura appena raccolta e ogni sorta di ben di Dio.
In più, non contenti, si fermavano a consumare i pasti nelle case dei più poveri, tanto da spingere questi ultimi ad augurare che la pasta andasse loro di traverso.
C'è anche chi sostiene che l'origine del nome non abbia nulla a che vedere con il clero, ma con la tecnica utilizzata per lavorare la pasta.
In effetti, come spiega il gastronomo Graziano Pozzetto nel libro "La cucina romagnola", è necessario eseguire un movimento deciso e secco. I listelli di sfoglia, realizzati solo con farina, acqua e sale, vanno strozzati per dare la tipica forma quasi a spirale.
Una leggenda metropolitana racconta che gli strozzapreti venivano realizzati solo quando le massaie rimanevano a corto di uova perché finite sotto le grinfie del prete del paese. Le donne, dunque, provavano così tanta rabbia che imprecavano contro l'uomo di Chiesa augurandogli di strozzarsi.
Esiste un'ultima tesi, decisamente macabra, secondo cui il formato di pasta ricorda i lacci per scarpe utilizzati per strangolare gli ecclesiastici in epoca anticlericale.
Infine, mettendo da parte i malcapitati preti e il loro collo, l'origine del termine potrebbe derivare dal verbo straggalào che tradotto significa arrotolare, e da prepto, ovvero incavare. Entrambi fanno riferimento alle azioni principali di arrotolamento e incavatura della sfoglia.
Pur essendo originari dell'Emilia Romagna, gli strozzapreti sono conosciuti anche nel resto d'Italia, dove assumono nomi e forme differenti come nel caso di quelli laziali, simili a spaghettoni, oppure degli strangolapreti trentini, degli strangozzi umbri o ancora degli sturzapreti corsi, degli strozzapreti calabresi oppure di quelli pugliesi.
Ricchi di gusto, gli strozzapreti non sono semplicissimi da lavorare, data l'assenza dell'uovo nell'impasto.
Vanno gustati secondo tradizione con salsa di pomodoro, formaggio grattugiato, pepe, burro e arricchiti in un secondo momento con il "zughillo", un sughetto di carne stufata.
Va segnalato, tuttavia, che questa tipologia di pasta è molto versatile.
Dà il meglio di sè con un sughetto di carne o di pesce, ma è in grado di sorprendere piacevolmente anche se affiancata a della verdura fresca, a un pesto, a dei crostacei oppure a della salsiccia.
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