Aumento dei prezzi alimentari: il clima è una delle cause

I prezzi dei prodotti alimentari sono monitorati dall’indice FAO che ogni mese comunica le variazioni riscontrate sui vari prodotti. Ecco i prodotti con un magg

Nel mese di novembre 2019 i generi alimentari hanno subito un notevole aumento di prezzo a livello mondiale. Una situazione che è stata messa in evidenza dall’indice FAO che mostra il rialzo degli oli vegetali e della carne, e la diminuzione di prezzo per i cereali. Variazioni che dipendono anche dal clima.

L’aumento dei prezzi alimentari raggiunge il massimo degli ultimi 2 anni

La situazione dei prezzi dei prodotti alimentari sui mercati mondiali è monitorata dall’indice FAO che ogni mese comunica le variazioni riscontrate sui vari prodotti.

Carne e oli vegetali hanno visto il loro prezzo a carattere mondiale aumentare e questo ha trainato al rialzo tutto il settore. Nel corso del mese di novembre il valore è salito fino a 177,2 punti facendo registrare un aumento pari al 2,7% rispetto al mese precedente e del 9,5 rispetto al mese di novembre del 2018. Tutto questo nonostante che il prezzo dei cereali, viste le previsioni della produzione che tendono ai massimi storici, sia nettamente in ribasso.

L'analisi dei singoli prodotti

Andando a vedere i singoli prodotti si nota che gli oli vegetali hanno fatto registrare un incremento pari al 10,4%, soprattutto a causa dell’aumento della domanda dovuto anche all’utilizzo dell’olio di palma per la produzione di combustibili biodiesel, a cui si aggiungono le previsioni di uno scarso raccolto nel prossimo anno.

Aumentano anche i valori relativi ad altri due oli, quello di soia e quello di colza.

Per quanto riguarda la carne l’aumento riportato dall’indice FAO è più contenuto, ma si attesta comunque sul 4,6% ed è l’aumento mensile più alto registrato negli ultimi 10 anni.

Gli incrementi di prezzo maggiori, anche in questo caso sostenuti da un aumento della domanda, sono quelli della carne ovina e di quella bovina. Avvicinandosi le festività di fine anno la Cina ad esempio ha aumentato molto le sue richieste di importazione.

L’indice registra aumenti anche per la carne di maiale e per la carne di pollo. Rispetto al mese di ottobre ha fatto registrare un incremento anche il prezzo dello zucchero con l’1,8% causato sia delle indicazioni su un consumo più forte nel prossimo anno che dalla contemporanea diminuzione della produzione a livello mondiale.

Per quanto riguarda i cereali si è assistito invece ad una diminuzione, con un calo del 1,2% dovuto alla grande concorrenza sul mercato internazionale tra i principali produttori ed esportatori di questi prodotti. In diminuzione anche i prezzi di riferimento per il riso e per il mais proveniente dagli Stati Uniti, mentre restano stabili quelli del mais proveniente da altri due produttori importanti come il Brasile e l’Argentina.

Nel settore dei prodotti lattiero-caseari si registra una leggera impennata vista la concomitanza tra il calo della produzione di latte per la stagionalità e la conferma dei livelli precedenti per quanto riguarda la domanda mondiale.

I dati della produzione del grano parlano di un aumento del 4,8%, mentre quella del riso calerà appena dello 0,5% sempre su base annua. Per i cereali si raggiungerà un 2,1% in più rispetto al 2018, con aumenti rispetto alle previsioni precedenti specialmente in Russia ed in Cina.

Una delle ragioni riguarda il cambiamento climatico

Un rapporto trimestrale redatto dalla FAO parla anche dei danni che i cambiamenti del clima stanno provocando sui raccolti dei cereali, specialmente di quelli localizzati nell’Africa meridionale ed in quella orientale.

Questo comporta che ben 42 paesi nel mondo hanno necessità di ricevere assistenza alimentare dall’esterno. Inondazioni e siccità si alternano e questo produce una previsione al ribasso per quanto riguarda i raccolti.

Lo Zimbawe è uno dei paesi più colpiti da questo problema che alle avverse condizioni climatiche ed ai conseguenti raccolti sfavorevoli, aggiunge un aumento dei prezzi degli alimenti principali per la sua popolazione. Si stima che nel paese africano, nel primo trimestre dell’anno prossimo, a causa della sua economia particolarmente deteriorata, ci sarà un raddoppio del numero di persone che si trovano nello stato di "insicurezza alimentare". Tra i Paesi inclusi nella lista LIFDC, con "deficit alimentare e basso reddito", la produzione di cereali dovrebbe diminuire, sempre a causa delle condizioni del clima in Africa, mentre si dovrebbe assistere ad un aumento della produzione nei paesi asiatici, con in prima fila Afghanistan e Siria.

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