Le microplastiche sono delle piccole particelle sintetiche provenienti dai derivati del petrolio: vediamo come arrivano sulle nostre tavole.
Difficilmente degradabili nonché dannose, le microplastiche sono delle piccole particelle sintetiche provenienti dai derivati del petrolio: arrivano nel nostro cibo per mezzo della catena alimentare.
Analizziamone i dettagli.
Le microplastiche sono particelle derivate dal petrolio, non visibili a occhio nudo.
In linea generale questo termine si riferisce alle particelle di materiale plastico solido di dimensioni inferiori a 5 millimetri.
Tuttavia, ci sono altri tipi di materie plastiche come ad esempio i polimeri e i copolimeri liquidi, sia semisolidi, sia solubili, che attualmente non sono regolamentati.
L’accumulo incontrollato delle microplastiche nell'ambiente dura da oltre quattro decenni, pertanto costituiscono ormai più della metà dei milioni di tonnellate di plastica che finiscono in mare ogni anno.
Individuate ovunque sulla Terra, dalla vastità delle acque dolci e marine fino agli organismi che le popolano, dai terreni all'interno della frutta e degli ortaggi e perfino nell'aria che respiriamo, tali sostanze sono presenti in molti prodotti di uso quotidiano come ad esempio detersivi, detergenti, dentifrici, creme per la pelle e abbigliamento in fibre sintetiche.
Come ormai sappiamo, le microplastiche possono essere presenti negli alimenti che consumiamo, perché ingeriti dai pesci, dagli animali, inglobate dai vegetali, ecc.
Ci sono molti diversi studi sulla questione ma ciò che è certo è che le microplastiche sono sì presenti nei nostri cibi: frutti di mare, miele di qualsiasi essenza, lo zucchero bianco e di canna, il sale e la birra.
Uno degli studi più autorevoli, realizzato in USA nel 2019, rivela che un adulto statunitense maschio ingerisce annualmente circa 52 mila particelle di microplastiche.
Le immette nel suo organismo mediante il cibo ma anche con le bevande, acqua compresa.
Sempre secondo questo studio anche le donne ingeriscono quantità pressoché similari, solo di poco inferiori e non sono immuni nemmeno i bambini: si stima che siano 38-41 mila all'anno le microplastiche ingerite. nei maschi e 38 mila nelle femmine. I fati sono impressionanti ed è chiaro sia necessaria una maggiore informazione e un intervento massiccio atto a limitare ancora di più la contaminazione alimentare.
Il motivo per cui il potenziale impatto sulla salute delle microplastiche non è ancora del tutto chiaro, dipende dal fatto che le variabili che le caratterizzano non sono standardizzate. Inoltre le ricerche tossicologiche sono ancora in corso.
Tuttavia, esistono due ipotesi riguardanti i possibili effetti nocivi di tali microparticelle.
La prima riguarda il danno diretto, in tal caso generando irritazione e infiammazione del tratto gastrointestinale e compromissione della risposta immunitaria locale.
La seconda riguarda il danno indiretto, dovuto al rilascio di sostanze chimiche tossiche e alla formazione di biofilm batterici.
Se queste supposizioni dovessero essere confermate, le microplastiche rappresenterebbero un'emergenza sanitaria, ragion per cui si rende necessario l’approfondimento del tema. A tal proposito, poiché al momento sappiamo ancora molto poco al riguardo, l’'OMS ha richiesto una maggiore ricerca.
L'appello a ridurre la produzione di plastica rimane un argomento attuale ed urgente, in quanto la plastica sta inquinando il pianeta e sta influenzando anche il nostro cibo.
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