La carne coltivata in laboratorio è ormai una realtà e le prospettive del suo sviluppo e della sua imminente commercializzazione sono concrete. Quali i limiti?
Come è possibile creare carne coltivata in laboratorio?
Quali sono gli ostacoli da superare, i vantaggi da cogliere e gli svantaggi da correggere, in questo scenario di carne in vitro che sembra essere promettente?
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione, meglio conosciuta come FAO, stima che tra il 2020 e il 2050 sarà necessario un aumento del 70% della produzione di carne per sopperire alla domanda generata dall’incremento della popolazione mondiale.
La sfida è grande, visto le limitazioni di risorse e terreni, ma apre le porte a nuove opportunità nella filiera della produzione di alimenti più sostenibili.
Conosciuta come carne sintetica, o carne pulita, deve la sua creazione alla coltura in vitro di cellule staminali muscolari di esemplari animali normalmente destinati al consumo alimentare.
L’estrazione delle cellule tronco non è per niente invasiva, e salverebbe 1 miliardo di maiali, 500 milioni di pecore e 30 milioni di mucche dal macello.
La produzione di synthetic meat avviene per mezzo di bio-reattori, nei quali le cellule immerse in soluzioni idrosaline e vitaminiche sviluppano fibre muscolari specifiche che replicano il taglio che si vorrà ottenere.
Nel 2013 venne prodotto il primo hamburger del mondo a base di carne sintetica, ad opera della società olandese Mosa Meat, ma il costo del prototipo durante tre mesi di perfezionamento raggiunse la cifra di 330.000 Dollari.
Recentemente verso la fine del 2020 a Singapore viene approvata la produzione e la vendita di cane coltivata in laboratorio.
La start-up americana Eat Just Inc. già commercializza nella città pioniera carne di pollo in vitro.
La produzione di carne coltivata in laboratorio potrebbe apportare molti benefici nella filiera tradizionale dell’allevamento e dell’abbattimento di animali a scopi alimentari.
Comparando i due sistemi di produzione in relazione all’uso di energia, acqua, terreni ed emissioni di gas effetto serra, la via innovativa della carne sintetica è senz’altro vincente.
Il futuro sembra essere nella carne pulita quindi, per salvaguardare il pianeta, e difendere la biodiversità messa a repentaglio dagli allevamenti e dalle colture intensive atte a sfamare i capi di bestiame.
Studi portati avanti dai ricercatori di Oxford sottolineano come la creazione di synthetic meat porterebbe ad una riduzione di CO2 pari al 96%, e di un’economia sulle riserve d’acqua del 95%.
Inoltre la riduzione del consumo tradizionale di carne il controllo della deforestazione e degli allevamenti intensivi salverebbe 1 milione di specie animali dall’estinzione.
È in atto una sorta di corsa tecnologica nel futuro dell’alimentazione, da quando la carne sintetica si è affacciata al mercato internazionale.
Molte aziende nel mondo stanno ancora mettendo a punto molte criticità per rendere la nuova proteina green creata in vitro ancora più fattibile, economica, attraente e realmente sostenibile.
È vero che le emissioni di gas effetto serra generate dagli allevamenti da sole sono pari a tutta la CO2 prodotta dall’essere umano; ma fino a che la carne in vitro non userà fonti rinnovabili per i bio-reattori non si potrà chiamare davvero carne pulita.
Le ragioni per ripensare l’alimentazione del futuro comunque vanno molto aldilà della questione ambientale.
Ci sono argomenti etici fortemente difesi da vegetariani e vegani che portano avanti un’accorata denuncia sulla sofferenza degli animali e sui procedimenti crudeli nei mattatoi.
Purtroppo il progresso culturale è ancora lento: si stima che in Italia solo il 9% della popolazione adotti un’alimentazione vegan, e addirittura negli USA la percentuale cada tra il 2 e il 5%.
Nonostante i molti vantaggi da riferirsi alla produzione di carne coltivata in laboratorio, l’eccessivo costo di produzione limita fortemente l’accesso al mercato.
Quando le società interessate riusciranno ad aumentare la scala di produzione dei prodotti a base di carne sintetica il prezzo di vendita scenderà drasticamente, diventando accessibile a tutti.
La rivoluzione della carne in vitro ha dimostrato comunque molti vantaggi in termine di salute; la creazione in laboratorio di tagli di carne, pesce o volatili non avrà più bisogno di antibiotici, ormoni della crescita, tranquillanti e altri prodotti chimici molto usati nell’allevamento tradizionale.
La cessazione di incroci tra razze animali impedirà il proliferare di nuovi virus, diminuiranno episodi pericolosi come mucca pazza e salmonellosi, patologie legate al colon e al sistema cardio vascolare mieteranno sempre meno vittime.
Purtroppo aleggia già negli ambienti vicini al nuovo mondo dell’alimentazione in vitro lo spettro di una polemica bio-etica: se per la tecnologia non vi è più differenza di specie, potremmo replicare anche la specie umana?
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