Cosa mangiavano i romani nei fast food di Pompei

A Pompei è stato ritrovato integro un Termopolio, una sorta di tavola calda ante litteram dove i romani gustavano di fretta le prelibatezze del tempo

Gli scavi di Pompei non smettono di sorprendere. Dal Regio V, riemerge un termopolio integro, qualcosa di simile agli attuali fast food. Il bancone, interamente decorato, conserva anfore con dentro tracce di cibo. Curiosiamo tra le abitudini alimentari degli antichi romani.

Il 2020 si è concluso con una grande scoperta in ambito archeologico. Dalla Quinta Strada vesuviana, via dell'Abbondanza, è stato riportato alla luce, ciò che oggi chiameremo un fast food ante litteram. Il termopolio, perfettamente integro e ricco di affreschi di pregio dai colori accesi (tra cui compaiono una ninfa a cavallo in un ambiente marino e diversi animali, con molte probabilità macellati e venduti) è la testimonianza delle abitudini alimentari degli antichi romani. Le tracce di cibo rinvenute nelle anfore lascia intuire come i pompeiani consumassero bevande e cibi caldi all'aperto, proprio come in tempi moderni.

Secondo le ricostruzioni, la bottega si affacciava su una piazzetta del Regio V, di fronte alla Locanda dei Gladiatori. Qui era possibile acquistare pietanze già pronte per essere consumate. Il bancone, uno tra i tanti ritrovati, ha ottenuto maggiori attenzioni da parte degli archeologi per via del suo stato di conservazione. Gli ampi fori ospitavano delle grosse anfore in terracotta contenenti il cibo. Inoltre, secondo la tesi degli esperti, le raffigurazioni pittoriche presenti sulla parte frontale del bancone (visibile ai clienti) sarebbero una sorta di menù delle pietanze sempre disponibili.

Nel corso del tempo sono stati rinvenuti circa un'ottantina di termopoli ma nessuno completamente integro e con raffigurazioni in ottimo stato. L'eccezionale ritrovamento si estende anche alla pavimentazione (realizzata con un materiale impermeabile costituito da frammenti di terracotta) e dal ritrovamento di resti umani colti dall'eruzione piroclastica. Si tratta di due uomini, il primo dei quali sui 50 anni è stato ritrovato sdraiato su una sorta di brandina di cui sono ancora oggi presenti le tracce. L'altro, invece, è stato rinvenuto all'interno di un grande dolio (una specie di giara) posto al centro della bottega. Probabilmente le ossa sono state sistemate lì dai cacciatori di tesori oppure dai primi scavatori.

Cosa mangiavano gli antichi romani?

La passione per il buon cibo risale già nei primi decenni del primo secolo d.C. Pare che ci si accontentasse di cibi veloci a pranzo, per poi dare largo spazio alle sontuose vivande della cena. Ma quali erano le preparazioni più amate dai romani? I frammenti ossei ritrovati all'interno delle grandi anfore appartengono ad anatre germane, galli e cani attraverso cui è stato possibile ricostruire l'alimentazione base in epoca pompeiana:

- Fave. Considerate una pietanza prelibata, venivano spesso fritte oppure accompagnate alla polenta e mangiate con tutta la buccia.

- Pane bianco. Prodotto in ben 36 panifici della città, era candido, morbido e destinato ai più facoltosi. Era in netto contrasto con il pane integrale degli schiavi, realizzato con due tipologie di farine, tra cui compariva in particolar modo quella di legumi.

- Pesce e frutti di mare. Gli antichi romani erano divoratori seriali dei prodotti del mare, spesso serviti con la salsa a base di interiora di pesce che fungeva da condimento.

- Carne. Apprezzata quella di lepre, pernice, quaglia e di maiale.

- Dolci. Fritti nel miele o meno elaborati, erano onnipresenti nella loro dieta.

Il menù dei fast food in epoca romana

Le raffigurazioni del bancone portano alla scoperta dei menù di questo innovativo fast food del 79 d.C. Ai clienti venivano serviti piatti a base di selvaggina, lumache, uccelli, pesce accompagnati da un vino corretto con le fave dal sapore tutto diverso, migliorato nel profumo e anche nell'aspetto (il colore era più chiaro rispetto al tradizionale). I residui di cibo ritrovati nelle anfore fanno emergere un altro piatto tipico dell'epoca: una sorta di paella realizzata con pesce e carne ma senza riso.

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