Da una ricerca condotta da Legambiente alcuni frutti sono risultati più contaminati dai pesticidi rispetto ad altri. Vediamo quali sono e come porre rimedio
Un recente dossier redatto da Legambiente ha messo in evidenza alcuni dati davvero sconcertanti. Il 70% della frutta che normalmente popola le tavole italiane, oltre ad essere fonte di vitamine e minerali, contiene un'elevata percentuale di residui di pesticidi, i cui effetti sulla salute non sono ancora noti. Ecco i frutti più contaminati.
Il dossier "Stop Pesticidi" è stato redatto sulla base di un campione di 5.835 alimenti di origine vegetale. Frutta e verdura, italiane ed estere, sottoposte ad attente analisi hanno evidenziato la presenza di più pesticidi, oltre al glifosato, la nota sostanza chimica impiegata per eliminare le erbe infestanti dai campi e dai giardini.
A meno che non si faccia riferimento al mercato biologico e al Km zero, la coltivazione di frutta e verdura da sempre fa ricorso all'uso di pesticidi per far crescere piante e arbusti proteggendole dall'attacco di insetti dannosi. La Comunità Europea ha stabilito una percentuale massima, entro i cui limiti gli alimenti non risultano essere dannosi per la salute dell'uomo. L'attenzione si rivolge a tutti quei prodotti di importazione, i cui controlli sono pressoché blandi.
Nel 2020, per l'ennesima volta, la frutta è finita sotto la lente d'ingrandimento. L'Environmental Working Group conferma le fragole tra i frutti più contaminati e con un'elevata concentrazione di pesticidi. Essendo molto delicate e prive di buccia, assorbono con più facilità le sostanze chimiche impiegate, motivo per cui è bene evitare categoricamente l'acquisto di fragole fuori stagione.
Dai risultati ottenuti si evidenzia come, invece, la frutta con buccia molto spessa e resistente (come le banane ad esempio), sia più libera dai fitofarmaci e dalle sostanze chimiche.
Lo stesso report dimostra come le mele abbiano superato i valori massimi consentiti. Tuttavia, l'attenzione della Comunità Europea è molto alta, come testimoniano gli episodi risalenti a qualche anno fa, caratterizzati dal ritiro di mele provenienti dall'America perché contenevano dosi eccessive di difenilammina, utilizzata per rinvigorire il colore e l'aspetto del frutto.
Il report di Legambiente ha tenuto conto anche dell'1,3% dei campioni irregolari. Nel 70% degli alimenti presi in esame sono comparse tracce di più di un pesticida, come nel caso dei pompelmi rossi (11 residui contemporaneamente) e delle bacche di Goji (ben 10).
I risultati del report di Legambiente analizza nel dettaglio la situazione di tre frutti in particolare:
Uva. Sono stati analizzati 194 campioni di cui solo una piccolissima percentuale è risultata irregolare (0,5%) e il 10,3% invece libera da ogni forma di sostanza chimica e pesticidi. Nel restante 77% di frutta contaminata sono stati intercettati il Dimethomorph, il Penconazole, il Metrafenone, il Boscalid, il neonicotinoide Acetamiprid e il Fluxapyroxad.
Mele. Su un campione di 278 esemplari, solo l’1,8% è risultato irregolare ma il 75,9% presentava uno o più pesticidi tra ben 28 tipologie differenti. Tra i più pericolosi si evidenziano: il Dodine, il Boscalid, il Fludioxonil, l'Etofenprox, il Captan, per lo più insetticidi e fungicidi.
Pere. I campioni erano 163, di cui l'85,9% era contaminato da uno o più pesticidi. Ne sono stati isolati 29 tipi tra cui: il Boscalid, l'Acetamiprid, il Captan, il Pyraclostrobin e il Tebuconazole.
Per poter neutralizzare o comunque ridurre al minimo gli effetti dei pesticidi sulla salute dell'uomo è importante innanzitutto alternare il consumo di frutta nel corso della settimana, prediligendo alimenti di stagione e preferibilmente di provenienza biologica o a km zero, rifornendosi presso agricoltori locali. Chi possiede un piccolo orto o un giardino, può avviare una piantagione e produrre da sè frutta sana e nutriente.
La frutta, specialmente quella senza buccia o comunque troppo sottile, va sempre lavata sotto il getto dell'acqua corrente. Per essere certi di eliminare buona parte dei pesticidi si può mettere in ammollo con del bicarbonato o con acqua e aceto/limone, prima della consumazione.
Qualora si scegliesse la frutta di importazione, a discapito di quella locale o biologica, è preferibile eliminare sempre la buccia anche se edibile, in quanto le sostanze chimiche si concentrano proprio su di essa.
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