Il termine "100% naturale" sulle etichette dei prodotti alimentari non ha alcun significato, infatti spesso quei prodotti contengono comunque sostanze chimiche
La parola naturale compare sempre più spesso sulle etichette di prodotti alimentari ma in realtà non ha un significato ben preciso e non da indicazioni sul contenuto della confezione.
Quando ci rechiamo presso un qualsiasi punto vendita di prodotti alimentari vediamo le confezioni dei prodotti che riportano a lettere cubitali dei claim ovvero affermazioni che tentano di catturare la nostra attenzione di potenziali acquirenti. Le etichette spesso riportano diciture ammalianti come povero di grassi, senza lattosio, gluten free e molto altro ancora.
Queste scritte devono riportare necessariamente affermazioni veritiere e sono regolate da specifiche normative di settore.
Esiste però un attributo che sfugge da ogni regola ed è il termine naturale. Ci sono sugli scaffali decine e decine di prodotti alimentari che riportano questa dicitura come bevande a base di frutta, piatti già pronti per essere consumati ma anche brodi di carne, verdure in scatola e altre specialità.
Leggendo però la composizione di questi prodotti si può scoprire ad esempio che un succo di frutta che in etichetta riporta la dicitura naturale al 100% contenga poi addensanti come la farina di semi di carrube.
Roberto Pinton, esperto nel settore delle normative agroalimentari, specifica che al momento non esiste una definizione chiara del termine naturale se non per quanto riguarda gli aromi naturali e l’acqua minerale. Negli altri casi non ha alcun significato dal punto di vista legale.
La Safe Food Advocacy Europe, l’organizzazione europea che si occupa della sicurezza degli alimenti, ha controllato e analizzato centinaia di prodotti alimentari disponibili su mercato europeo scoprendo che la maggior parte degli alimenti che riportano la scritta naturale in realtà contengono molte sostanze chimiche.
L’attributo naturale cattura subito l’attenzione dell’acquirente invogliando all’acquisto e tende a essere abbinato a qualcosa di positivo, Chi acquista un prodotto simile pensa in automatico che non contenga sostanze di sintesi, che non venga prodotto adoperando Ogm e che la confezione sia magari biodegradabile.
La questione delle sostanze chimiche che vengono abitualmente aggiunte ai prodotti alimentari è assai complessa. Gli alimenti possono contenere additivi permessi per legge e ingredienti di tipo alimentari aggiunti per scopi tecnologici come ad esempio stabilizzanti e solventi. Non è nemmeno detto che un aroma definito naturale significhi che non contenga prodotti chimici di sintesi già che può essere definito naturale quando contiene almeno il 95% di prodotto naturale e il resto può essere di origine chimica.
Un altro esempio? L’acido citrico si può ricavare dai limoni ma è molto più economico per l’industria usare quello derivato da colture di lieviti che vengono modificati geneticamente. Stesso discorso vale per certe vitamine o sostanze che possono essere reperite in natura ma invece vengono ottenute mediante specifici processi chimici.
Insomma, la scritta naturale sulle etichette dei prodotti alimentari non ha un gran significato e niente rivela degli ingredienti contenuti che possono essere di sintesi.
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