Scopriamo insieme che cosa si intende per verdura o frutta biologica e a residuo zero. Quali sono le differenze tra queste tipologie di prodotto?
Quando si va al supermercato, capita sempre più spesso di trovare frutta e verdura confezionata in buste o vaschette che riportano la dicitura "a residuo zero"; questo talvolta può trarre in inganno facendoci pensare si tratti di prodotti biologici: in realtà sono due cose ben diverse.
Vediamo insieme nel dettaglio che cosa si intende per verdura o frutta a residuo zero e come arrivano sulle nostre tavole.
Per verdure a residuo zero si intendono quegli ortaggi che quando arrivano sulle nostre tavole sono privi di residui chimici.
Per capire meglio, dobbiamo fare un passo indietro, ovvero al momento in cui avviene la loro coltivazione. Gli agricoltori spesso e volentieri si avvalgono dell'uso di prodotti chimici sotto forma di concime per il terreno o fertilizzanti per le piante, prodotti che ovviamente sono autorizzati dalla legge.
Ciò che rende diverse le verdure e la frutta a residuo zero rispetto agli altri prodotti che non riportano tale dicitura, è che l'agricoltore interrompe l'uso di prodotti chimici entro un certo periodo antecedente la raccolta. Questo permette alla pianta e ai suoi frutti di eliminare ogni presenza di residuo chimico.
Anche se esiste la possibilità che possano essere presenti piccolissime parti di composti chimici non rilevabili dai laboratori che eseguono le analisi.
Anche se i prodotti agricoli a residuo zero non presentano tracce di prodotti chimici nel momento in cui vengono acquistate, ciò non significa che si tratti di prodotti biologici. Tra i due esiste una differenza fondamentale che attiene proprio al metodo della coltivazione.
Come spiegato prima, chi produce frutta e verdura venduta con la dicitura a residuo zero può tranquillamente utilizzare concimi, pesticidi e fitofarmaci nei limiti consentiti dai regolamenti nazionali ed europei, restando l'obbligo di interrompere l'uso di tali prodotti con largo anticipo rispetto alla raccolta.
Chi invece produce frutta e verdura biologica non può mai utilizzare prodotti chimici e come tale ne sono naturalmente privi fin dall'origine.
Ecco spiegato perché tra i prodotti biologici e quelli a residuo zero continua ad esserci una differenza di prezzo alquanto consistente.
La ricerca di prodotti sani e sostenibili sta diventando per molti italiani un vero è proprio stile di vita, e la cosa non è passata di certo inosservata a chi lavora nel settore dell'agroalimentare.
La necessità di rispondere alle richieste del consumatore con un prodotto che avesse quelle caratteristiche senza dover necessariamente arrivare a produrre biologico ha portato molte aziende ad un tipo di agricoltura sostenibile con la riduzione sostanziale dell'uso di fitofarmaci e pesticidi.
Possiamo citare al riguardo Terre dell'Etruria - la più grande cooperativa agricola multifiliera che opera in Toscana e vede associati 3.500 aziende agricole - che ha lanciato il progetto Zero Residui. Qui, sostenibilità e sicurezza alimentare rappresentano l'obiettivo da raggiungere.
Dopo essere partiti con la produzione di carciofi della varietà Terom su un territorio di 50 ettari e con una produzione annua di 2 milioni e mezzo di pezzi, ora si è partiti con la pasta Tosca prodotta con grano 100% toscano. Entrambi i prodotti riportano sulla confezione la dicitura senza glifosate.
Allo stesso modo anche la Granoro è riuscita dopo svariati anni a produrre la propria pasta con grano di provenienza 100% pugliese ottenendo la certificazione di prodotto privo di pesticidi e glifosate, ma a differenza della cooperativa toscana ha preferito non riportare la dicitura sulla confezione ma di limitarsi a comunicarlo con altri mezzi.
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