Secondo uno studio scientifico l'utilizzo del sale da cucina da parte degli italiani si sarebbe ridotto del 10% negli ultimi anni e il 71% usa quello iodato
Uno studio, pubblicato sull'avvalorata rivista scientifica Nutrition Metabolism and Cardiovascular Diseas, ha ufficializzato il dato secondo il quale gli italiani, dal 2008 ad oggi, hanno ridotto il consumo di sale giornaliero di circa il 10%. Un ottimo risultato, se si pensa che l'eccesso di sale assunto con l'alimentazione è una delle cause principali di numerose patologie.
Il sodio è un oligoelemento che, se assunto nelle giuste dosi, risulta fondamentale per la buona salute e il benessere. Tuttavia, se invece se ne assume troppo con l'alimentazione o con l'aggiunta di sale alle pietanze, ha l'effetto opposto ed è responsabile di numerose patologie che, nel tempo, possono cronicizzare e diventare gravi e pericolose. Da diversi anni, infatti, l'OMS e l'Istituto Superiore della Sanità, in collaborazione anche con il Ministero della Salute italiano e le Associazioni medico-scientifiche, svolgono campagne di sensibilizzazione che inducono gli italiani a consumare il sale consapevolmente, non superando i dosaggi giornalieri consigliati dalle linee guida.
Un'alimentazione eccessivamente ricca di sale, e quindi di sodio, può essere responsabile di diverse problematiche. Una su tutte l'ipertensione. Ossia valori di pressione arteriosa superiori agli ottimali 80-120. Il soggetto iperteso va incontro a un aumentato rischio di infarto, ictus e altre gravi patologie a livello cardiovascolare. Oltre a soffrire di fastidi e disturbi come giramenti di testa e affaticamento, che inficiano la qualità della vita. Inoltre, una concentrazione eccessiva di sodio nel sangue è responsabile anche di patologie metaboliche, osteoporosi, disfunzioni renali e del tratto uro-genitale.
La Dottoressa Donfrancesco, che porta avanti da anni un progetto volto a prevenire le patologie cardiovascolari cercando di combatterne i fattori di rischio, ha iniziato, nel 2008, un monitoraggio sulla popolazione adulta italiana. Nell'ambito del progetto CUORE ha analizzato dei campioni di urina casuali, per verificarne i valori dell'escrezione di sodio. I campioni appartenevano a 2000 soggetti tra uomini e donne, di età compresa tra 35 e 74 anni, residenti in dieci diverse regioni italiane. Lo studio, protrattosi per oltre 10 anni, dà oggi risultati incoraggianti. I dati: gli uomini sono passati da 10,8 g di sale al giorno a 9,5 g e le donne da 8,3 g nel 2008-2012 a 7,2 g nel 2018-2019.
Dall'Istituto Superiore di Sanità arriva anche un altro dato sull'utilizzo del sale da cucina da parte degli italiani: ed è emerso che non solo c'è una riduzione, ma che il 71% degli intervistati usa quello iodato, considerato migliore per l'apporto di iodio appunto, la cui carenza è responsabile di patologie tiroidee come il gozzo e altre disfunzioni.
Diminuire le dosi di sale e alimentarsi facendo attenzione a limitare gli alimenti eccessivamente ricchi di sodio, dà benefici immediati, già riscontrabili durante il primo mese di regime iposodico. Innanzitutto si apprezza una significativa stabilizzazione dei valori di pressione arteriosa, soprattutto se alla dieta priva di sale si abbina un calo di peso determinato dall'alimentazione più corretta. Inoltre, limitare il sodio nella dieta contribuisce a far regredire patologie come calcoli renali e a curare disturbi come, ad esempio, le cistiti recidivanti. Un altro vantaggio, non meno importante, è dato dalla diminuzione della cellulite, della pelle a buccia d'arancia e dei gonfiori localizzati a livello di addome, cosce e caviglie, principalmente nelle donne.
Nonostante sia ufficiale il dato che vede una riduzione del 10% in circa 10 anni sul consumo di sale, l'obiettivo salutare non è ancora del tutto raggiunto. Infatti, l'OMS consiglia di non superare i 2 grammi di sodio al giorno, che corrispondono a circa 5 grammi di sale e di bilanciare questo introito con un giusto apporto di potassio. Purtroppo, i dati attuali, confermano che la quasi totalità degli italiani consuma più di 5 grammi al giorno e non raggiunge la soglia minima consigliata, in milligrammi, di assunzione di potassio.
Proprio per questo non si fermerà la campagna informativa e di sensibilizzazione, portata avanti soprattutto dai medici di base e dai cardiologi, che continueranno a insistere con i propri pazienti su quanto sia importante strutturare la propria alimentazione in modo sano, vario ed equilibrato. Imparando a sostituire il sale con le spezie e le erbe aromatiche e impegnandosi a controllare le etichette presenti sugli alimenti pronti o confezionati, per poter fare scelte sempre più virtuose e salutari.
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