Oltre alla pizza, quali sono i cibi, le bevande o le tradizioni culinarie che l'Unesco ha riconosciuto come Patrimonio Immateriale dell'Umanità? Vediamoli
Il 6 dicembre del 2017 la pizza diventava Patrimonio Culturale Intangibile dell'Umanità per l'Unesco con questa motivazione: “il know how culinario legato alla produzione della pizza, comprendente gesti, canzoni, espressioni visive, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, di esibirsi e condividere, è un indiscutibile patrimonio culturale”.
Ad essere inserita tra i tesori immateriali del mondo non è tanto il piatto in sè, ma l'arte dei pizzaioli napoletani, infatti il vero patrimonio sta nella tradizione culinaria e nella manualità di questi artigiani dell'impasto che si tramandano di generazione in generazione ricette e consigli, oltre che nell'identità culturale che la pizza rappresenta per gli italiani.
Questo non è stato il primo riconoscimento Unesco per il settore enogastronomico italiano, infatti già nel 2013 era stata iscritta nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale le dieta mediterranea e nel 2014 la vite ad alberello di Pantelleria.
Ma quali sono i piatti o le tradizioni culinarie e alimentari del resto del mondo che hanno ricevuto lo stesso riconoscimento Unesco?
Vediamoli insieme!
La cucina messicana è stata una delle prime, nel 2010, ad essere aggiunta alla lista dei patrimoni immateriali dell'umanità, in quanto cucina tradizionale tramandata di generazione in generazione, basata su materie prime antiche e sempre uguali: mais, patate dolci, cacao, peperoncini e fagioli erano i cibi che mangiavano i Maya e che sono giunti a noi con preparazioni aggiornate, contaminate dalla cucina spagnola e tramandate.
La delegazione messicana sosteneva questa idea: “Se altrove cucina è solo storia di cibo e di pentole, da noi è cronologia, memoria, religione, radici di un popolo. Prendete le tortillas. Sapete da quanto tempo i messicani mangiano le tortillas? Da novemila anni".
Lo stesso anno è stata celebrata anche la cucina francese, riconosciuta anch'essa un tesoro da preservare e conservare. Più che la cucina in generale quello che è stato riconosciuto dall'Unesco è statao il "pasto francese", inteso non solo come momento di nutrimento ma come momento sociale.
Questa la definizione fatta dall'Unesco: "pratiche sociali destinate a celebrare i momenti più importanti della vita: nascite, matrimoni, anniversari. Si tratta di occasioni di festa in cui si pratica l’arte del mangiar bene e del buon bere e il piacere di stare insieme, il piacere del gusto, l’armonia con la natura".
Tra gli elementi degni di nota ci sarebbero quindi anche la scelta di prodotti locali e di qualità, l'abbinamento tra pietanze e vini, l'estetica della tavola e il piacere della conversazione davanti al piatto.
Inutile dire che questo riconoscimento ha fatto non poco indignare gli italiani, che si sono docuti accontentare di rientrare tra le Nazioni premiate in modo cumulativo per la "dieta mediterranea".
Era il 2011 quando L'Unesco decide di inserire nella lista delle pietanze patrimonio dell’Umanitàanche il Keskek, un piatto turco preparato in occasione di cerimonie religiose solenni.
La sua preparazione dura un giorno e vi partecipano tutti coloro che prenderanno parte al banchetto, i quali trascorrono il tempo della preparazione cantando e suonando tamburi e flauti, oltre che recitando preghiere.
Carne, spezie e frumento vengono cotti insieme in un grande pentolone, ma quello che caratterizza questo piatto e lo rende un "patrimonio" è la ritualità, la spiritualità che lo avvolge e il senso di comunità che genera.
Si chiama anche Washoku la cucina tradizionale giapponese che è stata dichiarata patrimonio dell'Umanità.
Una scelta dettata sia dal valore emozionale e affettivo di molte ricette, ma anche dal rispetto della stagionalità dei cibi, con molte variazioni e varianti regionali, proprio per adeguare l'alimentazione alla produzione della terra e ai suoi tempi.
Quattrocento anni di tradizione che sono anche un elisir di longevità e salute, oltre che una perfetta combinazione di convivialità e stagionalità degli ingredienti.
Kimchi è il piatto tipico della Corea del Sud che nel 2013 è stato nominato Patrimonio Immateriale Unesco perchè ha oltrepassato le generazioni senza colpo ferire e rappresenta lo spirito comunitario dei coreani. Fa parte della loro identità".
Il kimjang, è invece la tradizione di preparare e consumare il kimchi ovvero il cavolo macerato e speziato che accomuna tutta la penisola coreana: la famiglia intera taglia grandi quantità di cavolo e altre verdure, fatte poi fermentare e macerare con spezie in vasi di coccio interrati.
Ancora oggi quasi il 95% della popolazione coreana mangia kimchi più di una volta al giorno, questo da l'idea di quanto questo piatto sia centrale per la vita e la tradizione dei coreani.
Nel 2017 è stata la volta della Birra Belga, facente parte della cultura immateriale di un popolo che si tramanda da generazioni, partendo dagli antichi birrai fino ad arrivare ad oggi.
Nel 2020 anche il piatto tipico a base di semola della cucina magrebina è stato considerato Patrimonio mondiale dall'Unesco.
Questa la ragione di questa scelta: “Donne e uomini, giovani e anziani, sedentari e nomadi, del mondo rurale o urbano, nonché dell’emigrazione, si identificano con questo piatto simbolo del vivere insieme”.
Il Lavash è il pane armeno, una sfoglia sottile e lunga fino a 1 metro. Si strappa a pezzi con le mani e può essere anche utilizzato come involtino/contenitore. Uno dei pani più antichi al mondo che porta con sè anche spiritualità e tradizione tramandata.
Tra i piatti tipici e le bevande che l'Unesco annovera tra i patrimoni immateriali dell'umanità ci sono anche il Nsima del Malawi, un porridge di mais macinato e servito con contorni di carne, fagioli e verdure, la viticultura georgiana legata ai qvevri, ovvero tipici otri in argilla cotta, il caffè turco, il pan di zenzero della Croazia, Palov dell'Uzbekistan, Dolma (Azerbaijan) che sono tipici involtini con foglie di vite.
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