I ricarichi sui vini nei ristoranti italiani sono il risultato di aumenti arbitrari o seguono una logica precisa? Scopriamolo nell'articolo.
I ricarichi sui vini nei ristoranti italiani: una tendenza senza regole o una risposta logica ai cambiamenti del mercato?
Il settore vitivinicolo in Italia gioca un ruolo cruciale a livello locale, e l'impatto dei ricarichi nella ristorazione merita attenzione.
È indiscutibile che l'aumento dei costi operativi, con l'energia elettrica in testa alla lista, abbia influenzato i ricarichi nei ristoranti, ma fino a quale punto?
È anche importante considerare che i prezzi del vino possono variare significativamente da un anno all'altro, anche per la stessa etichetta.
Le condizioni climatiche influenzano fortemente i vigneti, e non sono più così rare le situazioni in cui si verifica una diminuzione della produzione, o addirittura una perdita totale del raccolto.
Nelle enoteche storiche che non offrono il servizio di mescita, il ricarico sul prezzo dei vini è rimasto costante negli anni, se non nei decenni, attestandosi al 40% più IVA.
Questa percentuale viene applicata indistintamente sia alle etichette locali che a quelle internazionali, fatta eccezione per le bottiglie particolarmente ricercate, il cui prezzo viene adeguato a quello di mercato.
In questi casi, le cantine non stabiliscono un prezzo minimo o massimo per la vendita dei loro prodotti.
È importante rilevare che le enoteche storiche che si dedicano esclusivamente alla vendita sono divenute rare e, non offrendo il servizio di mescita, puntano a consigliare i clienti e a introdurre nuove etichette.
Questo aspetto risulta particolarmente significativo, soprattutto per quelle realtà che si specializzano in bottiglie di nicchia di alta qualità, come quelle biologiche
I ricarichi sono influenzati da una serie di complesse logiche, accordi e relazioni, rendendo ogni situazione unica.
Di conseguenza, generalizzare diventa difficile e rischioso. La composizione della carta dei vini varia da un ristorante all'altro, influenzata da fattori come la categoria dell'esercizio, il pubblico di riferimento e la sua ubicazione.
Nell’alta ristorazione, lo stoccaggio delle bottiglie richiede costi che cambiano da struttura a struttura, soprattutto quando esiste una vera cantina come spazio fisico.
Bisogna poi considerare l’investimento per la protezione delle bottiglie da luce, calore, umidità.
I costi che vanno dalla stampa della carta dei vini alla figura del sommelier che, a certi livelli, deve anche guidare gli acquisti.
C’è poi l’investimento per la cristalleria correlata ai vini presenti sulla carta e al livello del ristorante.
Ogni aspetto e dettaglio deve essere adeguato alla struttura e deve essere all’altezza del menu e della carta dei vini.
Alla luce di questi elementi parlare dei prezzi del vino riportati sulla carta del menu facendo riferimento solo a un fattore moltiplicatore rispetto all’acquisto, per alcune realtà potrebbe essere riduttivo, perché il criterio utilizzato in un ristorante di alta fascia o in uno stellato è qualcosa di più complesso
I criteri di ricarico nei ristoranti di fascia media seguono logiche diverse.
In questi locali, è comune applicare un moltiplicatore al costo di acquisto dei vini: per quelli di qualità media, il prezzo viene spesso triplicato, mentre per i vini di alta gamma il prezzo viene raddoppiato per mantenere il costo accessibile al consumatore.
Solo in rari casi si adotta un aumento pari a due volte e mezza il costo di acquisto.
Le strategie di ricarico sono influenzate anche dalle modalità di approvvigionamento. Per le etichette meno richieste, diversi ristoranti si affidano a grossisti come Metro.
Per ordini più consistenti, invece, si opta per distributori specializzati.
Inoltre, vi è una tendenza a selezionare etichette di piccole aziende, offrendo così un prodotto di qualità e poco noto nella loro carta dei vini. La collaborazione con queste piccole cantine avviene spesso direttamente, evitando costi di intermediazione, e ciò consente di applicare un triplo ricarico sul prezzo.
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